Parioli Pocket – 20 Marzo 2009

State per leggere un editoriale che può apparire maschilista. Ma è estremamente realista. Visto che esistono, usiamo gli aggettivi appropriati.
Di discorsi su quanto il nostro sia un mondo di immagine e di facili traguardi, ne abbiamo fin sopra i capelli. Prendete per esempio l’altra metà del cielo: le donne. Da sempre epicentro del nostro universo, le donne hanno in questa società un ruolo a tempo. E mi piacerebbe tanto non fosse così. Il loro ruolo dipende, in parte, dalla naturale e diversissima indole dei due sessi, ma anche dal comportamento da allocco dell’uomo che troppo spesso si riduce a “zerbino”. A forza di dire che “la donna (in senso lato, ci mancherebbe ) non si tocca neanche con un fiore”, lei gode di un potere indiscusso e supremo. Ma a tempo, appunto.

Proviamo ad analizzare questo rapporto lui/lei partendo dall’inizio. Quando eri alle elementari impegnavi le tue giornate, più di lei, ad urlare, correre e sudare. Chiamavi ad alta voce gli amichetti, eri disordinato, macchiato, spesso non facevi i compiti assegnati e i tuoi libri avevano le orecchie. Lei invece, perfetta, ti osservava chiacchierando composta con le amichette e, senza muoversi, si faceva capire meglio di te. Sì, è vero, giocava con le compagne anche lei, ma in un altro modo, più intimo, più complice, più silenzioso.

Verso gli undici, dodici anni, le ragazze entrano nella fase della crescita. Anche i maschietti per la verità. Ma la sensualità ” ” femminile è ben più esuberante, esplicita. Loro se ne avvedono ed iniziano a sfruttarne le potenzialità anche in maniera inconscia. Chissà, al posto loro anche noi avremmo fatto lo stesso.

Rimane il dato che gli anni corrono anche per te. Ora hai quattordici anni ma sei ancora lì, sudato come accadeva alle elementari per una partita terminata cinque minuti fa. Il massimo che ti concedi è lo scambio delle figurine o qualche sguardo bramoso verso il primo motorino. L’unico chiaro segnale del tuo passaggio dall’infanzia all’adolescenza? Qualche brufolo che ti spunta in viso.

Arrivato al liceo ti innamori iniziando puntualmente dalla tua vicina di banco. Lei è bella, profumatissima, già truccata. Anche lei ha solo quattordici anni ma sembra una donna. Sua madre, sicuramente con orgoglio, l’ha subito introdotta nello sfavillante mondo degli accessori, dei trucchi, dei fermagli, delle acconciature… insomma, tutto quello che le donne da sempre usano per piacersi ma, ed è ipocrita chi lo nega, anche per misurare il grado di “Girl Power” che esercitano sul maschio. Fa parte del gioco seduttivo, niente di male, per carità. Noi maschietti ci caschiamo e lei lo sa. E’ più sveglia, la donna, brucia le tappe fin dall’adolescenza, mostrandosi da subito più decisionista. Noi, invece, restiamo a lungo indietro. Impareremo più in là, con le prime esperienze e il confronto con la vita reale. In ogni caso lei è già donna, noi quasi bambini.

Gli uomini provocano tamponamenti a catena per guardare un paio di gambe, vere o appiattite su un cartellone. Se sul cartellone c’è un bell’uomo in slip, l’effetto sulle “girl” non è lo stesso; non sempre, quanto meno. Ora siamo al punto: con l’adolescenza finisce una fase e ne comincia un’altra. Care bambine-donne, care teenagers fatali, giocatevi il periodo che vi porterà sin qui, mettete a frutto, se volete, questo alone di desiderio, di sguardi, di messaggi più o meno espliciti. Perché la ruota gira, le stagioni sono tante e nessuno di noi va avanti senza l’altro (o l’altra). Se per i primi venti, trent’anni vivete di “rendita”, prima o poi dovrete fare i conti con quanto resta del “capitale” a trentacinque, quaranta, quarantacinque anni. Insomma, dietro l’estetica, gli atteggiamenti e la sensualità innata, c’è la persona con i suoi interessi, la sua maturità, i suoi discorsi. I maschietti vivono alla rovescia. Arrivati ai trent’anni, schiamazzano meno, pur seguitando a giocare a calcetto con gli amici, a casa tornano “docciati” e profumati, i documenti dell’ufficio non hanno più le orecchie come accadeva a scuola e, lentamente, si riprendono il fascino che non sprigionavano da “piccoli”. Al limite hanno qualche guaio con le maniglie dell’amore. Ma con lui questa società è più clemente e tollera di più le maniglie, le rughe, i capelli brizzolati, il look casual. E lei? Ci sono quelle che hanno capito per tempo e vivendo secondo natura, hanno reinvestito il capitale e “diversificato gli investimenti”. Le altre, invece, cominciano ora a pagare. Costrette a mettersi in “tiro”, scarpe alte, permanente, ciglia finte, mastoplastica, liposuzione… qualcuna esagera. Qualcuna crede, così facendo, di ingannare il tempo e confondere le idee. Donne vestite da bambine, derise dalle loro stesse “amichette”.

La bellezza, la femminilità, la sensualità sono un bel patrimonio. Però va saputo amministrare. Ut sementem feceris ita metes.

Puntate, anche, sull’intelligenza, sul carisma, la prontezza, la professionalità, la dolcezza vera e non di facciata. E puntate su di voi come persone. Per non intaccare il capitale.

Il Capitale donna.
DANIELE QUINZI

Fonte: Parioli Pocket – Editioriale Daniele Quinzi – 20 Marzo 2009
http://www.gruppopocket.com/Pdf/marzo2009/Ed.%20quinzi%20mar09.pdf

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